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Lettera Aperta sulla Cittadinanza Digitale

Desideriamo condividere con voi la lettera che Italo Vignoli ha scritto al rappresentante del nostro Governo e ad altre aziende, invitandovi a condividerla in ogni altro modo, per favorirne la diffusione a tutti i livelli e in tutti gli ambiti.

Questo testo era nascosto da qualche parte, e oggi é venuto fuori quasi di getto, senza una specifica ragione, perché la mia pazienza nei confronti di tutti coloro a cui è rivolta la lettera è finita, ed è arrivato il momento di parlare chiaro.

Scrivo a te, Matteo Renzi, perché sei a capo di un governo che dovrebbe dare indicazioni di indirizzo tali da creare i cittadini digitali di oggi e – soprattutto – di domani, ma nella realtà non fai altro che perpetuare le posizioni “novecentesche” di chi ti ha preceduto, perché non hai la competenza per capire che siamo entrati nell’era digitale del terzo millennio, e non sei in grado di individuare qualcuno capace di aiutarti in questo percorso.

Scrivo a te, Agenzia per l’Italia Digitale, perché non solo non aiuti il governo a redarre le indicazioni di indirizzo in modo corretto, ma quando lo fai – come nel caso dell’Articolo 68 del Codice dell’Amministrazione Digitale – sei la prima a non rispettare le regole contenute nei documenti che hai contribuito a redigere, e a utilizzare formati non standard come quelli di Microsoft Office, invece di dare il buon esempio e usare Open Document Format (il formato standard e aperto).

Scrivo a te, Microsoft, perché continui a fare innovazione assumendo avvocati e lobbisti, per difendere le posizioni “novecentesche” che ti hanno permesso – con la complicità dei politici – di creare un impero che condiziona non solo le scelte economiche, perché questo sarebbe il meno, ma le scelte culturali dei cittadini, per tenerli ancorati al passato invece che proiettarli verso il futuro, e proteggere solo i tuoi interessi economici.

Scrivo a te, IBM, e insieme a te alle aziende e agli individui che si riempiono la bocca con il termine open source, perché non conoscete il e quindi temete – o meglio detestate – quella comunità che rappresenta il punto di forza del , in quanto mette sul tavolo – condividendo le proprie conoscenze in modo trasparente – quella forza straripante dell’intelligenza condivisa che è l’unico strumento di innovazione del terzo millennio.

Scrivo a te, oscuro funzionario della Corte dei Conti, che invece di vegliare sul rispetto delle leggi da parte degli enti della pubblica amministrazione, sei stato il primo a infrangerle, chiedendo agli enti di usare per il proprio bilancio un formato proprietario dei documenti il cui uso è vietato dagli Articoli 52 e 68 del Codice dell’Amministrazione Digitale, per cui ti sei reso colpevole di quel danno erariale che tu stesso dovresti comminare: e se è lo stesso controllore a ignorare la legge, come possiamo biasimare il controllato?

Scrivo a te, imprenditore italiano che fornisci software proprietario alla pubblica amministrazione, perché – nel tuo incommensurabile provincialismo – hai la faccia tosta di continuare a difendere le tue scelte discutibili, in quanto hai usato Internet Explorer e/o RTF su indicazione di Microsoft, dimostrando una preoccupante incompetenza in funzione della tua posizione, invece di abbracciare quell’universo di software e di formati standard e aperti che rappresenta il futuro e spalanca la strada dell’interoperabilità e dell’innovazione.

Scrivo a te, dirigente scolastico, perché accetti in modo acritico la sponsorizzazione della tua associazione da parte di Microsoft, facendo finta che si tratti di un supporto logistico e non di un elemento della strategia “embrace extend extinguish” (abbraccia allarga annichilisci), e quindi abdichi al tuo prezioso ruolo istituzionale per diventare uno strumento nelle mani di chi va contro gli stessi interessi che tu dovresti rappresentare (e persino difendere).

Scrivo a te, funzionario della pubblica amministrazione, perché nella maggior parte dei casi ti nascondi dietro alla comoda posizione del “fanno tutti così” senza nemmeno chiederti se fare così ha ancora senso, per la qualità del tuo lavoro, e per la trasparenza nei confronti di quei cittadini che pagano il tuo stipendio, e hanno il diritto di chiederti delle scelte che proteggano non solo il tuo posto di lavoro, ma anche l’accessibilità e l’interoperabilità dei contenuti per le generazioni attuali e per quelle future.

E infine, scrivo a te, cittadino italiano, che ti accontenti delle spiegazioni che ricevi – direttamente o indirettamente – da quelli che sono pagati per venderti dei prodotti – personal computer, sistemi operativi e programmi – che perpetuano la tua dipendenza dalle grandi multinazionali, invece che esercitare il tuo sacrosanto diritto alla libertà attraverso lo studio delle alternative disponibili sul mercato, per effettuare una scelta consapevole.

E’ difficile fare un parallelo per descrivere questa situazione, perché in qualsiasi altro mercato esiste una pluralità di opzioni che permette agli individui di fare una scelta – pur influenzata dalla pubblicità – sulla base delle proprie preferenze e delle proprie possibilità economiche. In questo caso, tutti fanno finta che ci sia una sola soluzione, un po’ per convenienza e un po’ per ignoranza, come se si trattasse di un fatto del tutto normale.

In qualsiasi altro mercato, le istituzioni hanno difeso i cittadini  nei confronti di quelle organizzazioni che – indipendentemente dalla loro natura – andavano contro gli interessi della comunità, e a vantaggio esclusivamente dei propri. Purtroppo, il mondo delle tecnologie dell’informazione, nonostante la sua enorme importanza strategica, soprattutto per la formazione delle nuove generazioni di cittadini, rappresenta una “sorprendente” eccezione.

In questo momento, invidio i cittadini britannici, perché il loro governo ha avuto il coraggio di prendere una decisione importante, che risolve in modo unilaterale – di fronte a una situazione simile a quella italiana – la maggior parte dei problemi, scegliendo il formato standard dei documenti ODF, e di conseguenza offrendo agli utenti quella libertà che gli utenti stessi non erano in grado di conquistare in modo autonomo. E invidio i cittadini francesi, perché il loro governo sta intraprendendo un percorso simile, che porterà – auspicabilmente – allo stesso risultato nel corso dei prossimi mesi.

E invidio il fatto che il governo inglese abbia avuto la lungimiranza di andare a cercare gli esperti di formati standard e aperti in ogni parte del mondo, non tanto perché ha interpellato anche il sottoscritto – che è esperto solo perché studia e approfondisce quello che non conosce – ma perché ha compreso che l’innovazione si può fare solo con la condivisione della conoscenza, a tutti i livelli, e senza falsi confini.

Rispettosamente, ma non troppo, Italo Vignoli,
Presidente Onorario, Associazione LibreItalia ONLUS

Questo documento viene rilasciato con licenza CC0 (Creative Commons Zero), per favorirne la diffusione a tutti i livelli e in tutti gli ambiti.

Italo Vignoli, laureato in Lettere all’Università Statale di Milano, è uno dei fondatori di The Document Foundation, la “casa di LibreOffice”, nonché portavoce del progetto a livello internazionale; è anche fondatore e presidente onorario della neonata Associazione LibreItalia.

Ha partecipato ad alcuni tra i principali progetti di migrazione a LibreOffice, sia nella fase iniziale di analisi che in quella di comunicazione orientata alla gestione del cambiamento. Ed è autore dei protocolli per le migrazioni e la formazione, sulla base dei quali vengono certificati i professionisti nelle due discipline. In questa veste è coordinatore della commissione di certificazione.

Come esperto di standard dei documenti, ha partecipato alla commissione dell’Agenzia per l’Italia Digitale per il Regolamento Applicativo dell’Articolo 68 del Codice dell’Amministrazione Digitale.